Subject: Re: Psicologia e teleologia : questo matrimonio non s'ha da fare ? Date: Mon, 09 Jun 2008 09:27:41 GMT From: L Organization: [Infostrada] Newsgroups: it.discussioni.psicologia Che splendido argomento che tocchi, caro John! : - ) John wrote: > > Prendo lo spunto da questa bellissima frase di Lady : > > >La nevrosi è per > >scelta dell'uomo nel modo di vedere il mondo fra profano e sacro. > >Secondo me , l'uomo della razionalità e della sienza ha molte più > >probabilità di perdere l'equilibrio psichico propio perchè dove non > >arriva la ragione c'è il vuoto, il nulla e il nulla all'uomo razionale > >fa paura. > > per toccare un argomento affine : quello della teleologia in psicologia. La teleologia -in psicologia- si chiama però "psicologia strategica, o specializzazione in psicologia clinica strategica". > Solo e pensoso i piu' deserti campi vo misurando a passi tardi e lenti. > E mi sto domandando se lo 'staccarsi' da una relazione umana, non > infelice, ma nemmeno molto eccitante, sia frutto di 'mancanza di > coraggio', o di una non meglio identificabile 'patologia' psicologica : > quello della pigrizia, la avversione ai cambiamenti. Ogni scenario dipende da scelte, anche il coraggio può modificarle. > Perche' a volte ci ammaliamo di 'noia relazionale' e non siamo capaci ad > andarcene ? Magari ci siamo abituati a certe comodita' della vita, la > persona che ci sta accanto, uguale se moglie/convivente/concubina o > altro non ci eccita in nessun modo, ma e' a noi *molto utile* e senza di > lei non sapremmo cavarcela cosi' bene come ce la stiamo cavando. > > Allora la psicologia mette sotto il riflettore la *incapacita'* di > staccarsi da una situazione, oppure la bassa *soglia di tolleranza* alla > frustrazione. Una delle due cose deve essere vera. E' la realtà ad essere vera, gli altri sono modelli, idee, finché non si attuano. > > In nessun momento, nemmeno per caso, puo' passare alla psicologia > nell'anticamera del cervello che tutta questa situazione potrebbe avere > un senso 'metafisico' cioe' 'teleologico'. Dissento: Metafisica è come dire "astrazione dal reale, dalla fisica". Ad esempio, dal greco, prendiamo il termine "meta-linguaggio", che quindi significa "quasi-linguaggio", nel senso che non è un vero e proprio linguaggio, ma un dire informale che serve a formalizzare un linguaggio vero e proprio, una sorta di precostruzione del modello. Così la metafisica è relazionata con la fisica, ma non è la fisica. Ci dice che la realtà esiste, ma ce ne possiamo astrarre, allora siamo nella metafisica, ed in particolare quando immaginiamo non che sia la materia a essere la sostanza su cui si poggia la fenomenologia, ossia ciò che vediamo, ma, bensì, un sub-strato, una sostanza, una sub-stanziam, qualcosa che sta sotto (ciò che appare), ma che non ha un mattone "atomista", ossia conoscibile, non ulteriormente non scomponibile. Infatti la fisica consente di capire -oggi- differentemente dal periodo degli atomisti greci, che per quanto spezziamo la materia, essa -finora- è stata sempre ulteriormente frazionabile. Ciò può portare allo scenario che non vi sia un mattone minimo, ma un iterazione all'infinitesimamente piccolo, senza un limite inferiore. Quindi la metafisica, se ci si riflette, parte come una riflessione astratta, di teoria dei modelli, ma poi si propone con una capacità di descrizione diremmo "teleologica" ossia di investigazione del senso complessivo di ciò che anche se sembra solido, materico, forse non lo è in senso semplicistico, ossia nel senso che tutto sia riducibile a qualcosa di finito, ma infinitesimo, financo a zero. Ma se -allora- (come dice Amleto) "tutto potrebbe essere un sogno", ossia un apparire di cui non sappiamo la sostanza, ma solo la apparenza, ci interessa la fisica o la metafisica? Io direi *entrambe*, anche se i metodi sono distanti, nella investigazione. La fisica verifica i modelli di comportamento della materia/energia (l'energia è uno status della materia secondo e=mc^2). La metafisica propone delle descrizioni che vanno verificate alla luce sia dell'astrazione, sia della comparazione nella misura, è meta, è pre-modellistica. (Teleologia = analisi dei fini, è diversa quindi etimologicamente, semanticamente da metafisica). > > O peggio, che una simile situazione sia stata 'causata ad hoc' da un > misterioso 'Grande Architetto' il quale ha i suoi buoni motivi per > averlo fatto. > > Spesso mi sono domandato se i migliori matrimoni non siano quelli di > duecento anni fa, o ancor oggi praticati in India : non si decide chi si > deve sposare. Lo decidono i genitori gia' dalla nascita. > Penso che due persone 'messe insieme per volonta' d'altri', come due > detenuti nella stessa cella in una prigione, possano a volte trovare > meglio quella 'complicita' necessaria a divertirsi un po' nella vita, > accettando il 'fatto compiuto' senza star li' a combatterlo ad ogni costo. > > In altre parole : e' la *possibilita di scelta* che a volte e' > generatrice di nevrosi ? E' proprio il viceversa: Chi ha ansia nel dovere fare delle scelte, preferisce di non fare scelte. Ma non sono le scelte a mettere ansia. Ti faccio l'esempio di una persona che venga rinchiusa in una stanza imbottita, per 24 ore, ma non sappia quanto rimarrà lì. Se sapesse che "il tempo che non potrà scegliere", perché limitato, è breve, avrebbe -normalmente- meno ansia. Se non sa quanto tempo sarà recluso -> non solo potrebbe avere ansia -> ma una infinità di altre patologie mentali. La libertà, normalmente, da gioia, ci rende quasi con un delirio di onnipotenza, tanto è maggiore. Se avessimo più denaro saremmo più liberi? -> certo, più liberi di spendere. Se avessimo più donne che ci amano saremmo più liberi? -> certo, liberi di poter scegliere se e a quante corrispondere. etc. Il fatto che la libertà nasconda un senso di ignoto e la paura di sbagliare, che, se ricordo bene, è uno dei pallini che tu spesso esamini ... è vero che sembra una controindicazione sull'amare la libertà o supporre il libero arbitrio, ma la psicologia chiama ciò -e lo risolve- dicendo che un soggetto equilibrato, allo stato libero, mostra una capacità di intendere e di _volere_. Ossia nell'intendere -> compie una analisi. Nel _volere_ -> compie una sintesi. Ed è propriamente persona, così come ha il diritto di connotarsi, rispettando gli altri, se stesso, escludendo la apologia di reato. > > Il famoso 'imbarazzo della scelta' e' forse molto di piu' che un sempice > 'imbarazzo', bensi' un vero e proprio agente patogeno ? Per quanto sopra, mi sembra proprio che si può dire che NO, la possibilità di scegliere è gioia. E' anche la possibilità di dire: no, non mangio cioccolatini, preferisco un te al limone, grazie. > Per la psicologia non esiste nessun agente del dostro destino se non noi > stessi. > La psicologia e' *atea* peche' la scienza, per definiziopne, e' *atea*. Anche qui dissento. 1) Sul piano storico: La scienza nasce e si sviluppa in Occidente (meno in Oriente), e si sviluppa in Occidente sul Ebraico/Cristianesimo. 2) Sulla cronaca dei nostri giorni: E' vero che nella cronaca contemporanea molti scienziati dichiarano di non credere a "dei" come ci vengono proposti dal clero delle varie religioni. Però basterebbe ricordare la impostazione di Einstein che rifiutando un concetto di Dio in un corpo umano (lui lo chiamava "personale"), pur tuttavia metteva nel conto che potrebbe esserci un "intelligent design" che avesse disegnato -in qualche modo non caotico- ciò che osserviamo, che infatti rispetta delle leggi. Del resto l'*intelligent design* è uno dei modelli anche attualmente investigati, in alternativa ai modelli caotici di Darwin, che non spiegano _perché_ la realtà si incanali verso *equilibri preferenziali*, e non in modo caotico. Ilya Prigogine (il matematico) spiega nel suo "Le leggi del caos" che un processo realmente caotico non prevederebbe leggi predicibili. > E non potrebbe essere altriemnti,. Non si puo' costruire niente > basandosi su quello che 'Dio vorra' domani'. > > E non si riesce a dare un senso nemmeno alla morte. Perche' si dovrebbe > essere'contenti' di morire ? Non e' forse piu' 'normale' combattere la > morte con ogni mezzo ? Infatti la tendenza alla vita si chiama "biofilia". > "La morte e' un male e non dovrebbe esistere. Ci si deve ribellare" > disse un miliardario americano che, essendo malato terminale, piuttosto > di morire si e' fatto ibernare col compito di essere 'scongelato' quando > la medicina sara' in grado di guarire il suo cancro. > > E magari di decuplicare la lunghezza della vita umana. > > Compito alquanto inutile perche' alla fine dei magari 900 anni, si > dovra' fare i conti lo stesso con la famigerata 'morte'. > > Si scorrazza qua e la' per l'aia come il corpo di una gallina al quale > sia stata mozzata la testa. > > Come giustamente dice Lady : l'uomo perde l'equilibrio psichico > affannandosi a cercare risposte a problemi profondi che egli sente, e > che la scienza non gli puo' dare. > Non è compito della scienza la soluzioni di questioni "esistenziali/filosofiche". E' compito della filosofia, a me pare. La psicologia -del resto- è sorella della filosofia, e la soccorre quando questa dice di avere qualcosa che non va. > Questo e' l'essere umano, in preda alla 'paranoia scientifica'. Non > esiste altro Dio che la scienza. > > Allora e' inevitabile notare come la 'pace e serenita' > predicata/auspicata da Vincenzo del Piano non siano altro che uno > 'status anestaeticus', che non ha niente a che fare con lo 'status vitalis'. > > Perche' dove non esiste sofferenza non esiste vita. > > John. So, caro John, che tu fai riferimento al diritto di culto, e non penso che Vincenzo non lo rispetti. Anzi -più volte- ha dichiarato che ha profondo rispetto delle idee personali su questi temi. (In Italia, del resto, la libertà di culto è citata anche nella carta della Costituzione Italiana). Diverso è farne un metodo della psicologia. La psicologia è sostanzialmente analitica, aiuta ad esaminare le questioni. Non si sposta -ordinariamente- sulla "strategia di sintesi". Quando e se lo fa, per esempio con gli alcoolisti di Berne, per fare un esempio, non dice che _devi_ fare questo o quell'altro. Dice che _se vuoi_ -> allora -> (puoi star certo) -> che lo _puoi_ fare(!)(sempre che la scelta sia interna a quelle ammissibili, alla salute, a ciò che sia interno alle leggi) ..sempre che tu lo voglia scegliere! Insomma uno psicologo o un medico non può toglierti l'ansia di scegliere, altrimenti tu non sei più persona, men che meno di grado di intendere e di volere. Grazie dell'occasione di trattare questi temi così delicati, ma pure molto importanti, L